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Come si Potano le Piante

Aggiornato il 30 Settembre 2025

La potatura è una operazione indispensabile per molte piante e arbusti, lo è in modo particolare per gli alberi da frutta.
Questi ultimi si potano solitamente tra gennaio e marzo e il sistema maggiormente usato è quello della « trigemma ».
Si fa la potatura per vari scopi: per ridurre la lunghezza e il numero dei rami; per equilibrare l’albero; per regolarizzarne la frutti-ficazione; per mantenere ogni ramo in buono stato di produzione; per ripartire la linfa in modo equo.

Prima di accingersi all’operazione potatura è però necessario conoscere i vari organi della pianta che verranno potati.

Essi sono

gemma a legno: gemma ovoidale, più o meno grossa, applicata contro il ramo e provvista di piede. Può svilupparsi in tre modi secondo la linfa che riceverà
-molto alimentata di linfa diverrà un germoglio vigoroso, lungo da 10 a 150 cm e in quest’ultimo caso la gemma si chiamerà « succhione »;
-se è poco alimentata si trasformerà invece in un « dardo »;
-se è mediamente alimentata di linfa potrà divenire un « brindillo »;

dardo: è questa una gemma più grossa, puntuta, posta su un piccolo piede legnoso e rugoso; d’estate è circondata da 3 o 5 foglie; anche il dardo, a seconda del nutrimento che riceverà, potrà svilupparsi in maniere diverse:
-bene alimentato diventa in seguito una gemma da frutto;
– male alimentato rimane com’è, ma il suo piede si allunga di qualche centimetro ogni anno, con tutte le cicatrici provocate dalle foglie cadute;
-troppo alimentato diventa un ramo più vigoroso o un brindillo;

gemma da frutto o lamburda: è un occhio grosso, di forma arrotondata, che dovrà indiscutibilmente divenire un frutto; nel melo a volte si può confondere con il dardo poiché si assomigliano nella forma;

brindillo: è un ramo sottile lungo da 5 a 30 cm; all’estremità può avere una spina (per es. nel pero) oppure può terminare con un dardo o una gemma da frutto; anche in questo caso il brindillo interessa poco, avendo il frutto troppo lontano dal tronco e quindi poco alimentato;

borsa: è quell’elemento a forma rigonfia che resta sull’albero dopo la raccolta dei frutti, situato alla base di quello che era il peduncolo del frutto; le borse emettono spesso alla loro sommità uno o due dardi; a volte un brindillo.
Ci sono infine altre gemme che si sviluppano dopo potature severe, con gemme « stipolari messe a ogni lato di una gemma a legno e ci sono anche gemme cosiddette « avventizie » non visibili prima della potatura perché si sviluppano solo dopo.

Definizione dei vari rami di albero da frutto: A dardo vegetativo, B lamburda, C borsa, D brindillo, G dardo fiorifero, F zampa di pollo, E le gemme escono dalle perule. La potatura di produzione si basa su tagli di ritorno praticati sulle cime di tutte le branche.

Indice

  • Principi fondamentali
  • Potatura del pero e del melo
  • Potatura del pesco
  • Potatura della vite
  • Come potare gli arbusti

Principi fondamentali

Esaurita questa sommaria, ma necessaria, presentazione delle parti in causa, parliamo un po’ della potatura che si basa particolarmente su questi principi
-la mutilazione di un ramo provoca immediatamente l’evoluzione delle gemme rimaste che, prima, sembravano inattive; le gemme più favorite diventano quindi quelle vicine al taglio, specialmente la prima, se è rivolta verso l’alto. Le gemme terminali del ramo emettono sostanze ormonali che provocano l’arresto dello sviluppo delle gemme inferiori. Con la potatura, lo sviluppo delle altre gemme è assicurato. Una di queste però diviene fatalmente gemma terminale, e frena l’evoluzione di quelle dopo di lei;
-la linfa scorre sempre verso l’estremità dei rami più lunghi e lo fa più rapidamente se i rami sono verticali; potremmo quindi dosare l’afflusso della linfa, dando ai rami
una diversa inclinazione. Nella potatura si devono evitare le biforcazioni; esse provocano, nella pianta, un processo d’invecchiamento. La potatura, non solo può quindi modificare la struttura dell’albero, ma organizzare il flusso della linfa nei rami accorciati. È possibile cosi intervenire sull’evoluzione degli organi e condurli a poco a poco fino allo stadio di gemma da frutto;
-se si pota un ramo con parsimonia questo si fortifica; se lo si pota a fondo, lasciandolo molto corto, questo si indebolisce. È quindi necessario che prima di tagliare si giudichi il vigore della pianta e dei suoi rami. In un albero di medio vigore i rami vigorosi vengono tagliati corti; il loro indebolimento favorirà il rafforzamento dei rami più deboli. Per forma di allevamento si intende la posizione reciproca dei vari rami di una pianta. Si hanno forme naturali quando non interveniamo con nessuna operazione a modificare quella che è la predisposizione della pianta ad assumere una determinata conformazione. È importante conoscere questa conformazione poiché è proprio questa forma che noi dobbiamo assecondare con la potatura. Si hanno poi le forme artificiali che sono quelle date alla pianta dall’uomo e che possono essere di varia natura, secondo che siano libere od obbligate (piramide, vaso, palmetta e così via).

Non si dimentichi quel fatto inevitabile di « carica e scarica » che ogni pianta da frutto presenta nel suo corso produttivo; ecco in che cosa consiste: dopo un raccolto abbondante c’è sempre un raccolto scarso e viceversa. Le cose vanno in questo modo: durante un’annata molto produttiva la pianta utilizza troppi zuccheri e li accumula nei frutti; naturalmente, dopo, non è in grado di riservarne granché per la formazione delle gemme a fiore. Perciò, nell’anno seguente sui suoi rami ci saranno pochi frutti. Intanto però la pianta riprende ad accantonare riserve di zucchero per favorire la prossima fioritura e cosi, con certezza, il raccolto dell’anno seguente, sarà di nuovo abbondante. Questo fenomeno ciclico può essere modificato a vantaggio del coltivatore, mediante una potatura ben studiata.

Anche il diradamento dei frutti, eliminandone cioè una buona parte quando sono piccoli, può attenuare questa altalena dell’anno-si e dell’anno-no.
C’è una regola: per ottenere una buona produzione di frutti bisogna lasciarne sui rami uno ogni 40-50 foglie. Non è certo necessario contar tutte le foglie della pianta; basterà fare un conto, anche approssimativo, delle foglie su uno dei rami e poi regolarsi a occhio con gli altri.

Potatura del pero e del melo

La potatura si fa a gennaio, in questi termini
-i rami che portano soltanto gemme, saranno tagliati a 2-3-4 gemme, secondo il vigore della pianta e la posizione dei rami stessi;
-ogni dardo sia considerato come una gemma, ma, per prudenza, sarà bene conservare in più una gemma a legno al di sopra del dardo, dato che non è possibile sapere in gennaio come questo si svilupperà;
-le gemme a frutto si conservano tutte, a condizione che non ve ne siano più di due o tre per ciascun ramo;
-i brindilli corti saranno trattati come dardi; i brindilli lunghi invece saranno tagliati a 3 gemme;
-le borse saranno ridotte alla metà o a un terzo della loro lunghezza.

Il pero si moltiplica per Innesto; la moltiplicazione per talea non dà, attualmente, alcuna garanzia. I peri destinati alla coltura in vaso, si piantano a un anno dall’innesto. La maggior parte delle varietà di pero sono autosterili; ci vorrà per loro la vicinanza di piante impollinatrici

Potatura del pesco

Se la potatura del pero e del melo va fatta in gennaio, quella del pesco si fa a marzo. Perché così tardi? Perché in gennaio è difficile riconoscere sul pesco i vari organi; non è quindi possibile scegliere quelli da conservare e decidere quali devono essere tagliati. Potando in gennaio si correrebbe il rischio di eliminare molte gemme a fiore. Vediamo brevemente quali sono gli organi del pesco
-il ramo a legno: non porta gemme da fiore o ne porta pochissime, messe su qualche ramificazione secondaria; queste gemme sono chiamate « anticipate » e il loro valore è quasi nullo;
-ramo misto: un ramo medio che porta numerose gemme da frutto e alcune da legno; ramo « chiffonne un ramo di scarso vigore che porta gemme fruttifere e termina con una gemma a legno;
-mazzetto di maggio: una ramificazione piccola che termina sempre con una gemma a legno; il mazzetto di maggio porta numerose agglomerazioni di fiori.

La potatura del pesco tende a conservare solo due gemme sui rami a legno; il ramo misto è tagliato al di sopra delle tre o quattro prime coppie di gemme a fiore.
Se la primavera è calda e la fioritura rigogliosa si può sopprimere qualche ramo « chiffonne » e qualche « mazzetto di maggio »; altrimenti è meglio conservare tutto. I rami che hanno fruttificato l’anno precedente devono essere soppressi. Più avanti
i germogli che portano i frutti verranno cimati di 3 o 4 foglie sopra il frutto; dove i frutti non si saranno sviluppati dopo la fioritura, si lasceranno solo due germogli di sostituzione per l’anno seguente.

Potatura della vite

A febbraio si pota la vite e il principio base di questa operazione consiste soprattutto nel far scomparire il legno di due anni che ha fruttificato; questo infatti non porterà più altri frutti. Tutte le rimanenti ramificazioni si potano a 2 gemme.
Se la vite è disposta orizzontale è più facile distinguere i sarmenti di un anno da quelli di due anni che hanno fruttificato; quindi si sopprime il legno di due anni, si curva uno dei due sarmenti (quello in posizione migliore) che sarà stato potato a 75 cm. Il sarmento che resta sarà potato a due gemme. Qualche tempo dopo i due germogli provenienti da queste gemme vengono disposti a spalliera con l’aiuto di un palo; gli altri rami vengono poi legati a un filo di ferro.
Sulla vite a disposizione verticale i rami si devono potare a due gemme al momento della piantagione e a tre gemme a partire dal secondo anno; dei tre germogli che ne provengono, uno serve a prolungare il tronco e gli altri due a dare rami fruttiferi laterali che nel corso della vegetazione verranno disposti obliquamente. L’anno seguente il prolungamento viene a sua volta potato a tre gemme e i due rami laterali si devono potare a due gemme.
Dopo la fioritura (i fiori dell’uva sono verdi, piccolissimi e hanno un dolce profumo) è necessaria una ulteriore operazione di smozzatura; ciò favorisce lo sviluppo dei grappoli e la formazione di nuove gemme; si tagliano cioè i giovani rami verdi al di sopra del grappolo, lasciando soltanto due foglie. Si asportano inoltre i germogli inutili e anche i viticci. I sarmenti vigorosi non produttivi saranno potati di circa 50 cm di lunghezza.

Come potare gli arbusti

Gli arbusti che hanno fiorito a primavera si tagliano subito dopo la fioritura. Non più tardi. Questa potatura non si faccia mai, ad esempio, in inverno perché si sopprimerebbe la fioritura della primavera seguente. Gli arbusti che fioriscono in primavera sono parecchi; ne citiamo qualcuno tra i più diffusi nei nostri giardini: il ciliegio a cespuglio, il cotogno giapponese, la forsytia, il lillà, il biancospino, la ginestra, il gelsomino d’inverno, il melo del Giappone, il ribes, la azalea, il rododendro, la camelia, la palla-di-neve, il prunus, la magnolia, la peonia ad albero, il rosmarino e tanti altri.
La potatura è molto semplice; basterà sopprimere i rami che hanno fiorito perché ne nascano altri che garantiranno la fioritura nella primavera seguente. Nel corso di questa operazione si cerca anche di dare una . forma gradevole al cespuglio.
Non tutti gli arbusti sopra elencati devono tuttavia essere cosi drasticamente potati. La azalea, il rododendro, il ciliegio da fiore, la ginestra, il ribes, la magnolia, la peonia non richiedono annuali potature. A queste piante si toglieranno subito i fiori appassiti con la parte del ramo che li portava.
Una potatura abbastanza moderata si fa al gelsomino, al biancospino, al prunus, alla camelia, all’oleandro.
Più drastica sarà invece la potatura riservata al cotogno del Giappone, alla forsytia, al pesco da fiore, alla spirea.
Bisogna poi abituarsi a cogliere i fiori nati nel giardino o nella terrazza; reciderli per la nostra casa o per farne dono agli amici.

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