Le piante d’appartamento, o piante ornamentali, sono quasi sempre di origine tropicale, quindi abituate a climi ben diversi dai nostro. Per farle sopravvivere, anzi vivere bene, cerchiamo di creare in casa per loro un’atmosfera abbastanza simile a quella originaria: quindi temperatura mai al di sotto dei 14 °C e al di sopra dei 30 °C; meglio l’aria un po’ umida; luce si, ma possibilmente non diretta.
C’è in casa un « angolo » per accoglierle? Il loro posto ideale è abbastanza vicino alla finestra, ma non di fronte; questo perché, cigni volta che la finestra viene aperta, una folata di aria fredda investirebbe le piante facendole soffrire. Inoltre il sole che filtra attraverso il vetro potrebbe, posandosi sulle foglie, scottarle e bruciarle. Le piante non sopportano gli spifferi e le correnti d’aria; quando si cerca un posto per loro si faccia la prova della candela accesa: se la fiammella si agita il posto non è consigliabile. Sistemate le piante, nel luogo più adatto, non si spostino più. A volte, facendo le pulizie di casa si rimuove un vaso e cosi cambia la direzione delle foglie. Ebbene questo scherzetto a loro non piace. Le foglie, che sono sempre girate verso la luce, devono, in conseguenza allo spostamento, fare dei movimenti di torsione per dare di nuovo la « faccia » alla luce e nel corso di questi movimenti è facile che il piccolo gambo che le sostiene subisca delle strozzature; sono proprio queste che impediscono il passaggio della linfa alle foglie. Se volete far felici le vostre piante ornamentali (adottando anche una soluzione estetica per la casa) mettetele tutte insieme, sistemandole in gruppo, in una specie di aiuola. Ci sono, fatte apposta per questo, delle bellissime fioriere; si tratta di contenitori bassi, capaci, di forma rotonda o quadrata o rettangolare (spesso con rotelle alla base) nei quali si collocheranno i vasi con le piante secondo un criterio estetico o di opportunità. Poi si riempie la fioriera di torba che ha la funzione di mantenere umide le pareti dei vasi, oltre a dare l’impressione che le piante escano tutte da un’unica grande zolla di terra. Esteticamente belli ed anche molto funzionali sono i cosiddetti vasi a riserva d’acqua, provvisti di un doppio fondo in cui viene versata una certa quantità d’acqua che arriva a livello delle radici e sopperisce quindi man mano alle necessità idriche della pianta.
Dato che non tutte le piante riescono a sopportare bene il clima surriscaldato e asciutto di molti appartamenti si può ovviare a questo « difetto atmosferico » proteggendo questi esemplari con una miniserra in plexiglass, acquistabile in lastre presso i rivenditori di materiale plastico, che potrà essere costruita in casa. Le lastre vengono tagliate nella misura desiderata e quindi fissate con viti normali. Sulle pareti laterali si ricaveranno dei fori per fare respirare le piante e il tutto potrà essere facilmente spostato grazie a quattro rotelle a sfera fissate ai quattro angoli della miniserra.
Messe insieme, le piante creano mediante il loro processo di respirazione e traspirazione un’atmosfera che si avvicina molto a ouella che c’è in natura. È sbagliato sistemarle come si fa con i soprammobili: una qua sul tavolino, l’altra là sulla mensola o peggio (ma succede) sul termosifone.
Le piante d’appartamento, collocate nel posto giusto, dovranno ricevere appropriate e studiate annaffiature (l’acqua deve essere a temperatura ambiente, mai eccessivamente fredda): abbondanti e frequenti se la temperatura è secca e calda, meno frequenti o abbondanti se la temperatura non è alta e se nell’aria c’è sufficiente umidità.
Non si dimentichino poi i vari « ricostituenti » delle piante: particolari « supposte » da infilare nel terreno, concimi liquidi, specifici, da dosare nell’acqua dell’annaffiatura, pasticche sempre da sciogliersi nell’acqua.
Indice
Vasi e terriccio
Ogni pianta richiede il « suo » terriccio. Come affrontare l’operazione rinvasatura al momento più giusto.
Le piante di casa vogliono terricci particolari. Quasi per tutte va bene il terriccio di letame che si ottiene stratificando letame bovino con terra da giardino e un certo quantitativo di sabbia per « alleggerirlo », cioè per renderlo più poroso. Alcune piante hanno, in fatto di terreno, esigenze particolari; alcune mal sopportano il calcio; l’azalea e il rododendro esigono un terriccio acido, a base di erica; i ciclamini di Persia hanno bisogno di terra di foglie e sabbia; la gardenia vuole la terra di castagno; le piante grasse infine vivono bene in terriccio leggero, sabbioso, non privo però di sostanze organiche ben decomposte. Tra i problemi che riguardano le piante di casa c’è quello della pulizia delle foglie; quel velo di polvere che si posa sui mobili cade infatti anche su loro e non le fa respirare. Occorre quindi spolverarle spesso, con mano leggera; se le foglie poi sono molto sporche sarà utile un lavaggio eseguito con un batuffolo d’ovatta inumidito in acqua.
E dopo la pulizia, l’abbellimento. Le foglie si lucidano con appositi preparati facilmente reperibili in commercio; esiste comunque
un ingrediente « casalingo » che fa molto bene alle foglie rendendole lucide e splendenti: la birra. Ne basta poca per inumidire il solito batuffolo d’ovatta che verrà poi passato sulle foglie precedentemente pulite. Perché le piante di casa siano sempre belle e in salute ci vuole ogni tanto terra nuova e, a seconda della crescita, un contenitore piú grande.
Un modello di giardiniera vista dall’alto e di profilo. A seconda delle sue misure, la giardiniera può ospitare un numero diverso di piante di specie diverse; ovviamente, nonostante la qualità differente, esse avranno uguali esigenze, saranno cioè tutte piante che apprezzano il sole o viceversa, che abbisognano di molta acqua o viceversa e cosi via.
La rinvasatura è un’operazione da farsi all’inizio della primavera, oppure in autunno quando la pianta ha terminato il periodo produttivo e ha perso le foglie.
Prima si svasa la pianta e poi la si rinvasa. Ma prima ancora occorre preparare il quantitativo di terriccio adatto a quel dato tipo di pianta; poi, prima di procedere all’operazione, la si annaffia abbondantemente e la si lascia per qualche ora ad assorbire a fondo l’acqua. Ed ecco il sistema più adatto per toglierla dal vecchio vaso: si mette una mano sul fondo del vaso e con l’altra si tiene la piantina stringendone il fusto tra il dito medio e l’anulare. Si rovescia quindi il vaso, tenendo bene aperta la mano che sta sotto, verso la pianta, impedendole così di cadere. Con qualche colpetto sul fondo del vaso il pane di terra si staccherà.
Se si intende rinvasare la pianta nello stesse vaso, questo va prima svuotato e pulito bene, sia dalla terra rimasta in fondo che dai cocci che tappano il buco di drenaggio; poi, risistemati i cocci e aggiunto il terriccio nuovo, vi si poserà sopra la pianta con il suo pane di terra e si colmerà il vaso con altro terriccio fresco che verrà poi compresso a mano a mano con le dita o con un bastoncino. Non devono restare vuoti nel terreno, perché l’acqua delle annaffiature sfuggirebbe via e ciò danneggerebbe non poco lo sviluppo delle radici.
Spesso l’operazione svasatura si compie per dare alla pianta un vaso più grande. Questa scelta va fatta solo se la pianta mostra uno sviluppo particolarmente rigoglioso. Il vaso non deve comunque essere più grande di molto; di solito sono sufficienti 2-3 cm di diametro in più rispetto al precedente. Dopo un rinvaso la pianta deve essere abbondantemente annaffiata affinché possa realizzarsi un’aderenza perfetta tra il vecchio pane di terra e il terriccio nuovo.
I vasi, o contenitori, sono di vario tipo. Più diffusi quelli di terracotta, fatti a tronco di cono. Da quando esiste la plastica i contenitori di questo materiale si sono dimostrati molto pratici; sono infatti leggeri, resistenti e inoltre conservano più a lungo l’umidità.
Coltura in paniere
Ci sono poi i vasi fatti con i giunchi, che appunto si chiamano panieri; sono contenitori che, volendo, ciascuno di noi può costruirsi. Di solito si appendono al soffitto, mediante tre catenelle, in modo che i rami delle piantine in essi coltivate, scendano a pioggia come i rami dei salici piangenti. Nei panieri si coltivano bene le orchidee epifite, che normalmente vivono sugli alberi e assorbono l’acqua e i sali minerali mediante radici aeree. Le panierine per orchidee si fanno anche in legno oppure in filo di ferro Intrecciato; importante è che vi siano molte aperture, o fori, per permettere una buona circolazione dell’aria.
Come si prepara un paniere da appendere? Prima di tutto lo si riveste all’interno con tela da sacco; poi si mette sul fondo del muschio o della torba e quindi si aggiunge un po’ di terriccio di coltura adatto al tipo di pianta che si intende coltivare. Sistemate le piante in piacevole composizione, aggiungere ancora un po’ di terriccio, lasciando possibilmente una lieve depressione al centro del paniere.
Ringiovanire le piante da appartamento
Le piante che vivono in casa invecchiano presto; i fusti si spogliano delle foglie più basse; nascono foglie sempre più piccole, sempre più fragili. Come rimediare?
C’è un’operazione di ringiovanimento che possiamo fare a piante ornamentali come il Ficus, il Philodendron, la Dieffenbachia, la Dracaena, la Cordyline, il Croton ecc.
Ecco come si fa: con un taglio netto si recide il fusto legnoso della pianta a 20-25 cm dal vaso, badando che, sul fusto, vi siano almeno 2 o 3 gemme. Lo si toglie dal vaso, con tutto il suo pane di terra; gli si accorciano le radici, almeno di un terzo della loro lunghezza. Si rimette quindi la pianta mutilata in un vaso poco più grande del primo, con terriccio nuovo. Il vaso verrà collocato in luogo riparato dal sole e dal vento. Regolarmente annaffiato, di tanto in tanto sarà ratificato di un po’ di concime liquido. Dopo qualche tempo riprenderà a vegetare e dalle gemme rimaste sul fusto troncato spunteranno nuove foglie.
E la parte superiore della pianta, quella tagliata via? Non si deve buttare; si interra
così com’è, oppure la si taglia in tanti segmenti purché ciascuno sia dotato di gemme. Questi segmenti verranno piantati in terriccio sabbioso ben annaffiato; dopo alcuni mesi anche loro avranno messo radici.
Perché le piante d’appartamento si mantengano sempre in buona salute e quindi « in bellezza » è necessaria per loro una sistematica pulizia delle foglie. La polvere le opprime, le soffoca, quindi va tolta regolarmente con una morbida spugnetta inumidita. Se le foglie sono pelose, pulitele con un pennello a setole morbide; quelle molto delicate andranno semplicemente spruzzate con acqua. Quando la temperatura esterna lo consente, portate le vostre piante all’aperto nei giorni di pioggia (purché non ci sia anche il vento); in tal modo verranno annaffiate e lavate a fondo.
Durante l’inverno le piante d’appartamento producono germogli lunghi, esili e foglie molto sottili; ma, in primavera, quando la vegetazione riprende massiccia, i deboli germogli dovranno essere asportati.
Come ringiovanire molte piante di appartamento: con un taglio netto si recide il fusto della piantine sino a 20-25 cm, badando che su questo vi siano almeno 2 o 3 gemme; poi si toglie dal vaso il fusto mozzato con tutto il suo pane di terra e si tagliano via le radici più sottili. Fatta questa operazione si mette tutto in un altro vaso con nuova terra e si annaffia abbondantemente. Anche la parte di pianta tagliata potrà essere messa in terra: anch’essa farà radici.
Luce
La luce è un fattore essenziale per la vita delle piante; nelle ore solari infatti la clorofilla (sostanza verde delle foglie) elabora l’amido, gli zuccheri e altri elementi importanti nella sintesi che unisce l’acqua e i sali all’anidride carbonica.
La clorofilla non funziona se non c’è la luce e, in condizioni di scarsa luminosità, la pianta anche se abbondantemente nutrita dal terriccio si comporta come se « patisse la fame »: deperisce, impallidisce, le foglie seccano e dai fusti spuntano giovani steli allungati e fragili.
Questa precaria situazione è spesso subita dalle piante di casa se gli ambienti non sono sufficientemente luminosi. C’è tuttavia un rimedio anche a questo, un rimedio facile da mettere in atto che consiste nell’applicare, almeno nei mesi invernali che sono i più bui, un sistema di luce artificiale in prossimità delle piante. Nella tabella indichiamo quanta luce si deve dare alle piante in determinate condizioni.
Vacanze
Il problema è questo: come si possono fare durare le nostre piante anche senza di noi? La soluzione c’è e, se la vacanza non sarà troppo prolungata, i risultati saranno buoni. Ecco, per cominciare, come mantenere costantemente umide le piante in vaso. Nei negozi specializzati o dai vivaisti si possono acquistare sottovasi in plastica con riserva d’acqua; al centro c’è lo spazio per il vaso e, sotto, c’è uno spinotto che pompa l’acqua attraverso un filtro di alimentazione e la immette nel vaso. L’acqua proviene dal doppiofondo, molto ampio, del sottovaso che, secondo la misura, ne può contenere molta o poca.
Di questi sottovasi ce ne sono di vari colori e di misure diverse. Sono particolarmente adatti (anche se non ci sono di mezzo le vacanze) per piante che hanno costante bisogno di umidità, come azalee, rododendri, ciclamini ecc.
Per le piante d’appartamento tipo filodendro e pothos, potete acquistare un particolare irrigatore da innestare sui bastoni coperti di muschio che solitamente reggono
la pianta o un altro tipo da applicare alla bottiglia di vetro da 1 litro che poi verrà ficcata, capovolta, nel terreno.
Le nostre piante hanno anche bisogno di luce e di aria; quando si parte invece si tende a chiudere ermeticamente l’appartamento e l’atmosfera non è ideale.
Si potrebbe invece far questo: sistemare tutte le piante in bagno, nella vasca. Sul fondo si mettono dei vecchi asciugamani, sopra si collocano i vasi e si aprono i rubinetti dell’acqua sino a farla giungere a un terzo d’altezza dei vasi. Tapparelle semialzate; finestra aperta e porta del bagno chiusa a chiave (non si sa mai). Se le piante sono molte e la vasca da bagno non basta, si usino, per i vasi più piccoli, bacinelle di plastica.
C’è un altro sistema per chi vuol chiudere ermeticamente l’appartamento, bagno compreso; è possibile usufruire di un angolo luminoso sulle scale? Bene; occorrono delle cassette di legno capaci; si mette sul fondo uno strato di segatura o torba; sopra, si collocano i vasi e poi, sempre con segatura o torba si riempiono gli interstizi. Si annaffia poi abbondantemente il tutto.
Un valido sistema per dare ospitalità e alimento, in ambiente costantemente umido, alle nostre piante mentre siamo in vacanza: la cassa di legno capace, con il fondo foderato di latta e allo interno tanta segatura o torba convenientemente inumidita. Qui la cassetta è presentata con un lato aperto.
Come fare durare fiori recisi
Il piacere di ammirare un bel fascio di fiori è quasi sempre contrastato dal… dolore di vederli presto appassire. Recisi, durano poco; e tutto si spiega se si pensa agli innumerevoli disagi che essi hanno incontrato. La raccolta dei fiori effettuata secondo regole ben precise è la premessa indispensabile per poter prolungare la loro vita una volta recisi: la raccolta è bene venga fatta ai mattino presto, in assenza di vento o pioggia; i fiori non dovranno essere già aperti, ma neanche del tutto chiusi.
Che fare poi per mantenerli più a lungo belli e profumati? La prima operazione è questa: scioglierli dai vari legacci e collocarli in una vasca piena d’acqua; le teste fuori e i gambi completamente sommersi. Così, per un’intera notte. Poi si raccolgono, si staccano dagli steli le foglie più basse e si accorciano questi di circa due centimetri. Ricomposti, si mettono in un vaso che li accolga non stipati e con i gambi immersi in quasi tutta la loro lunghezza.
Quotidianamente si dovrà cambiare l’acqua e tagliare mezzo centimetro di stelo. Ogni giorno il vaso deve essere lavato e sciacquato; nell’acqua ci sono microrganismi che si attaccano alla cellulosa dello stelo formando una sostanza verde gelatinosa che chiude i canali di assorbimento.
Esistono prodotti che rendono l’acqua sterile, cioè poco adatta alle proliferazioni batteriche; sono l’acido acetilsalicilico, il carbone di legna, la moneta di rame, la pastiglia d’aspirina. C’è anche un vecchio sistema: scottare l’ultima parte dello stelo in acqua bollente. I fiori recisi devono essere nutriti; si metta sempre nell’acqua un cucchiaino di zucchero o mezzo di miele. Essi temono le correnti d’aria, il buio o l’eccessiva luce, il fumo delle sigarette, la vicinanza del calorifero.
Anche la scelta del vaso ha una certa importanza nel mantenere in buono stato i fiori recisi: deve poter contenere acqua in abbondanza e non avere l’imboccatura troppo stretta che strozzi gli steli dei fiori; è bene che possa essere sistemato in un posto luminoso, ma non al sole.
I fiori recisi, in armoniose composizioni, stanno in qualsiasi tipo di a contenitore n, anche largo, anche insolito. Ma come si reggono? Ci sono speciali a basi che si possono acquistare da qualsiasi fioraio: sono graticci di rete metallica nella quale vengono infilati gli steli dei fiori; oppure una specie di plastilina spugnosa che assorbe l’acqua e dentro alla quale i fiori si reggono bene. C’è anche un tipo di base con punte a pettine molto fitte per reggere gli steli.
Come coltivare bulbi in casa
Diverse, le piante bulbose che fioriscono in casa durante l’inverno; sono i giacinti, i narcisi, i tulipani, i crochi. La fioritura è forzata, ma estremamente facile.
La tecnica è questa: anzitutto si scelgono bulbi sani, cioè duri al tatto, specialmente nella gemma che c’è all’apice; sono sempre da preferire i più grossi nella specie. I bulbi si mettono in vaso tra la metà di settembre e la metà di ottobre, in terriccio sabbioso, non troppo fertile; vanno collocati in modo che, sopra i loro apici, vi sia tanta terra quanto l’altezza di un bulbo; per mettere a dimora i bulbi ci si può aiutare con un apposito attrezzo detto appunto piantabulbi, che consente di creare nel terreno il letto » adatto alla deposizione del bulbo.
Piantati i bulbi, si mettono i vasi in luogo fresco; si annaffiano bene e si coprono di paglia perché il terriccio si mantenga umido. Il terriccio sabbioso aiuta lo sviluppo delle radici; dopo due mesi infatti, queste, saranno abbondanti. É giunto il momento di portare i vasi in casa; prima, in una stanza poco riscaldata, poi in un’altra a tempera
tura normale, sui 20°C.
I vasi, che sono stati sempre regolarmente annaffiati, vengono a questo punto coperti con un cappuccio di carta scura, blu o nera, affinché non prendano luce; questo cappuccio sarà tolto solo quando dai bulbi cominceranno a spuntare le foglie e le infiorescenze. Ad esempio nel giacinto si dovranno vedere i primi fiori e le infiorescenze disposte orizzontalmente; nei narcisi e tulipani le foglie alte sui 10 cm; nei crochi i fiori spuntati fra le foglie.
Oltre alla normale coltivazione in terra le bulbose, e i giacinti in particolare, si possono adattare alla coltura in acqua, in speciali caraffe; sempre comunque una coltura riservata ai bulbi forzati che fioriscono in pieno inverno, per esempio a Natale, anziché in primavera.
Quando le bulbose avranno terminato la loro fioritura debbono ancora essere annaffiate, anche se meno del normale, per quindici giorni circa; poi gradualmente le annaffiature verranno sospese del tutto.
I bulbi ai coltivano con ogni tipo di substrato, dalla terra alla torba, alla vermiculite, purché sempre sufficientemente umido. La formula migliore però è una miscela di terriccio di foglie, di sabbia e di torba. Si riempie a metà il contenitore, si mettono i bulbi vicini l’uno all’altro, purché non si tocchino. Vanno bene i recipienti più svariati: le ciotole rotonde, studiate apposta per questo tipo di coltivazione e le cassette di plastica rettangolari e basse.
Come coltivare le piante grasse
Le piante che comunemente vengono chiamate grasse, in realtà dovrebbero essere definite in maniera più esatta « succulente » a causa della natura carnosa dei loro tessuti capaci di assorbire molta acqua, trattenerla a lungo, dilazionando nel tempo la traspirazione.
Nascono in ambienti aridi, nei subdeserti americani e africani, in zone montuose delle grandi catene continentali e in aridi terreni mediterranei; eppure, nelle nostre case, le piante grasse non sono difficili da coltivare, purché si rispettino determinate condizioni a loro necessarie.
Due esemplari di piante grasse: Chamaecereus silvestris (a sinistra) con gruppi di fusti verde chiaro un po’ sdraiati sul terreno che si staccano facilmente; la fioritura avviene in primavera; i fiori sono numerosi, color arancio o scarlatti. Il Cereus o cereo (a destra) ha invece uno stelo eretto che produce un grande fiore collocato di lato. L’innesto nel caso delle piante grasse è un’operazione piuttosto facile.
Occorrono infatti dei trattamenti speciali, un po’ diversi da quelli applicati alle altre colture. Ad esempio: periodi alternati di umidità e secco, identici a quelli che si verificano nei loro ambienti naturali. Niente annaffiatura d’inverno (se però la casa è surriscaldata sarà bene annaffiarle un poco), mentre le annaffiature dovranno essere regolari d’estate. Le piante grasse hanno bisogno di caldo, di luce, di aria.
Vogliono terriccio permeabile e leggero, cosi che l’acqua delle annaffiature possa smaltirsi senza ristagnare. Durante l’inverno dovrebbero stare in stanze con molta luce e moderato riscaldamento; il loro posto ideale è quel vano che esiste tra i doppi vetri della finestra. Si coltivano bene in vasi di coccio o di plastica; questi ultimi non permettendo l’evaporazione di acqua attraverso le pareti, rallentano il disseccamento delle composte di coltura. Buon sistema è affondare i vasi di coccio nel muschio o nella sabbia, così da favorire un perfetto drenaggio dell’acqua.
Per la loro buona salute si rende necessaria una scrupolosa pulizia dei vasi e dei materiali di drenaggio. Bisognerebbe, prima di piantare, sterilizzare i vasi o disinfettarli spennellandoli con permanganato.
Quando le piante sono giovani si effettua spesso la svasatura (in genere ogni anno) affinché abbiano sempre vasi della misura adatta. Per le piante adulte la svasatura si fa invece a distanza di anni. L’epoca migliore è il mese di marzo.
Togliendo una pianta dal suo vaso si osservi bene lo stato delle radici; bisogna eliminare quelle secche e quelle ammalate.
Rimettendo la pianta in vaso, con terra nuova, questa non va compressa (come normalmente si fa con le altre piante), ma lasciata leggera e soffice. Non si annaffi per qualche giorno; ciò stimolerà la pianta a mettere nuove radici in sostituzione di quelle che sono state asportate.
Ottenere un nuovo esemplare da una pianta grassa madre non comporta estreme difficoltà. Un sistema di moltiplicazione delle piante grasse è la talea. Si fa in primavera o in estate. La tecnica è questa: un taglio netto fatto con un coltello pulito e affilatissimo. La superficie di taglio deve asciugare all’aria, completamente, sino a che non si sia formato uno strato lucido. La talea di foglie che si fa per la moltiplicazione di alcune specie consiste nello staccare con le mani le foglie dal fusto e
nel metterle su un miscuglio di torba e sabbia, ricoprendo appena la base. Si attenderà che la foglia talea sia disseccata e la nuova pianta ben radicata prima di rinvasarla.
Le cactacee si moltiplicano invece con l’innesto; contrariamente a quello che si fa con le altre piante, non si ricoprono con mastici gli orli dell’innesto né si bagna il terreno, dopo.
Alla tecnica dell’innesto si ricorre solitamente anche per salvare begli esemplari che altrimenti sarebbero destinati a morire in seguito a malattie o a marciume delle parti inferiori del fusto. L’innesto, comunque, riesce bene se operato in ambiente caldo e secco. È consigliabile, sempre, assicurare una stretta aderenza tra la marza e il soggetto.
Come coltivare le piante fiorite
Le piante fiorite delle nostre case, di solito azalee e rododendri, durano poco; perdono presto gli splendidi fiori, poi le foglie ingialliscono e cadono; perché provengono da serre molto calde dopo sviluppo forzato. Che si può fare perché azalee e rododendri vivano in casa più a lungo? La prima operazione è questa: mettere per 3-4 ore la pianta in vaso a bagno nell’acqua e lasciarvela finché non ne abbia assorbita tutta quella necessaria e abbia rifiutata
quella in eccesso. Poi la si pone su un sottovaso, sul fondo del quale sarà stato sistemato uno strato di piccoli ciotoli. Annaffiare abbondantemente tutti i giorni in modo che un po’ d’acqua esca dal foro di drenaggio e finisca tra i ciotoli del sottovaso. Evaporando, arricchirà l’aria circostante di umidità; necessarie, anche le spruzzature giornaliere per lavare le foglie. Azalee e rododendri non amano l’acqua potabile spesso ricca di calcare. Annaffiatele con acqua di pioggia, di neve o con la condensa di frigo; oppure, con l’acqua del rubinetto, se a lungo decantata. Il terriccio si cambia ogni anno: d’erica per l’azalea e di castagno per il rododendro.
La pianta va collocata vicino a una finestra; di notte starà bene in una stanza con temperatura sui 14-15 °C.
Come coltivare in acqua
Alcune piante d’appartamento, anziché nella terra, si possono coltivare in acqua; è un tipo di coltura facile che offre qualche vantaggio; uno, evidente, è il disimpegno dalle annaffiature, apprezzabile specialmente quando si va in vacanza.
Le piante che maggiormente si prestano alla coltura in acqua (o idrocoltura) sono il potos, la sanseviera, l’anturium, il filodendro, la dracena, la dieffenbachia. È importante iniziare questo tipo di coltura con soggetti giovani, più facilmente acclimatabili. Dai fiorai si possono trovare i recipienti adatti all’idrocoltura (nel tipo anche da appendere alle pareti); sono di vetro colorato, verde o marrone (benissimo i vetri di Empoli) con una griglia appena sotto l’imboccatura; non si consigliano recipienti in vetro trasparente perché vi si sviluppano le alghe. L’operazione di trasferimento di una pianta dalla terra in idrocoltura può dare risultati soddisfacenti se si seguono determinate norme e precauzioni soprattutto quando si debbono « preparare » le radici per l’immersione: togliere la pianta dal vaso di terracotta, lavare la massa di radici in acqua tiepida, cambiata più volte sino a quando sarà stata eliminata tutta la terra residua. La pianta è pronta per essere sistemata nel vaso da idrocoltura; viene appoggiata sulla griglia e le radici, attraverso questa, fatte scendere nell’acqua e immerse. Nell’acqua saranno sciolti dei sali minerali (gli stessi che nella terra servono a nutrire le piante) contenuti in una apposita pastiglia fertilizzante che verrà somministrata alla pianta una volta al mese.
Una volta al mese verrà cambiata anche l’acqua del vaso e, se occorre, verranno lavate le radici; naturalmente alla temperatura ambiente. Non si dimentichi che fra il livello dell’acqua e la base del coperchio
deve rimanere uno strato di aria di almeno 3 cm, indispensabile ad assicurare una normale respirazione alle radici.
La coltura in acqua (come già abbiamo avuto l’occasione di dire) è consigliabile anche per le piante bulbose; esistono per queste, in commercio, apposite caraffe che in alto presentano lo spazio per il bulbo, fermato da una strozzatura.
Un necessario avvertimento: l’idrocoltura deve essere effettuata in ambienti luminosi.
Come realizzare un giardino in un bicchiere
Un po’ sul serio e un po’ per gioco, si può fare in casa, d’inverno, un minuscolo giardinetto utilizzando i vetri più disparati: i bicchieri superstiti del « servizio » ormai distrutto, coppe da macedonia rimaste sole, antiche e isolate coppe da champagne, bicchieri sferici da cognac e così via. Andranno bene anche il panciuto vasetto della mostarda, quello che fu dei confetti o di qualche costoso cosmetico; ci vuole insomma qualcosa di vetro, preferibilmente con bella forma.
E adesso? Si comprano, in un negozio di granaglie, un po’ di semi: di orzo, di avena, di grano, di miglio, chicchi di granoturco, fagioli, piselli, ceci, fave secchi. Con questi ingredienti, i vetri, un po’ di sabbia oppure di cotone idrofilo, faremo un delizioso giardinetto da tavolo. Ecco come: sul fondo di ogni vasetto mettere la sabbia o il batuffolo d’ovatta; su questo « letto » disporre i semi; una qualità diversa per ogni contenitore; poi versare l’acqua sino a un centimetro sotto l’orlo. Dopo 15-20 giorni ogni bicchiere avrà un ciuffo verde, uno diverso dall’altro, il tutto assai bello da vedersi. Un altro esperimento divertente?
Ci vuole una pannocchia di granoturco; via tutti i chicchi e poi la si mette a mollo in acqua tiepida. Completamente intrisa, la si posa su un bel piatto e la si cosparge di loietto inglese (semi di erba) e si attende qualche giorno: sulla pannocchia spunteranno lunghi fili color verde tenero e l’effetto dell’insieme sarà assai bello.
Un altro tipo di « giardino nel bicchiere » che può diventare una vera composizione? È il cosiddetto terrario; si tratta praticamente di una serra in miniatura sistemata in recipienti di vetro (per esempio una boccia semisferica, una fiasca, un barattolo largo). È necessario indirizzare la scelta delle piante verso esemplari piccoli, che possano crescere gradualmente nel terrario senza trasformarlo in una piccola selva.
Sul fondo del contenitore verranno sistemati dei sassolini, poi del carbone di legna, del terriccio con aggiunta di torba e un po’ di sabbia. Infine si metteranno a dimora le pianticelle: felci, palme, selaginelle, potos e piantine grasse. In ogni caso, sempre esemplari molto piccoli.
Vasi di vetro o bicchieri, purché abbiano una torma piacevole, possibilmente larga e tonda, sono i contenitori adatti alla preparazione di un giardinetto in miniatura, tutto verde, per il salotto. Si possono anche mescolare i semi, per formare ciuffi di verde non uniformi e gradevolmente fantasiosi.