Chi non possiede un vero giardino, ma dispone solo di un terrazzo più o meno grande, si trova spesso costretto a fare scelte obbligate nella disposizione dei vasi o a spendere cifre anche consistenti per l’acquisto di contenitori esteticamente validi.
Un’alternativa possibile è quella di creare delle vere e proprie “bordure”, raggruppando tutti insieme i vasi in cui saranno state sistemate delle piante scelte secondo un certo tema. Tali bordure saranno più o meno estese, a seconda dello spazio disponibile e del peso che potrà essere caricato sul pavimento (da verificare preliminarmente). Come al solito, in posizione più arretrata andranno posti i soggetti più alti, per arrivare in primissimo piano a delle piante ricadenti, che serviranno a coprire il bordo visibile dei vasi.
Per facilitare le operazioni di pulizia (con un occhio alla salute delle piante) sarà bene tenere i vasi sollevati da terra, utilizzando gli appositi piedini – o meglio ancora dei supporti con le rotelle, che renderanno agevoli anche eventuali spostamenti). Se la bordura è grande, un sistema di innaffiamento automatico sarà indispensabile per raggiungere senza fatica i contenitori in posizione più arretrata. I vasi andranno infine distanziati tra loro a seconda delle dimensioni dei soggetti che occupano.
Rispetto ad un giardino vero, questa sistemazione offre il vantaggio (almeno uno c’è!) di poter sostituire i singoli soggetti con estrema facilità e senza disturbare le piante vicine.
Il gruppo presentato qui sotto è vagamente ispirato ai boschi mediterranei e diventa particolarmente bello in autunno, quando i verdi più o meno scuri delle foglie cedono il passo ai colori del tramonto. L’esposizione, manco a dirlo, è a ovest.
Proprio al centro della bordura si trova un melograno (Punica granatum). La pianta apparteneva al vecchio proprietario della casa ed ha oltre vent’anni. È allevata ad alberetto e assume un aspetto particolarmente appariscente in autunno, quando il bel fogliame da verde luminoso diventa di un giallo splendente.
Purtroppo, la fioritura non è molto abbondante: il problema principale è la potatura. Essendo allevata in vaso, la pianta deve per forza essere contenuta entro certe dimensioni con tagli ripetuti, che mal si conciliano con la possibilità di produrre fiori e poi frutti (da quanto ho potuto osservare, i fiori appaiono sui rami di un anno, che quindi dovrebbero essere lasciati crescere liberamente o al massimo spuntati). Una soluzione intermedia l’ho trovata tagliando ad anni alterni.
A destra del melograno, la Nandina domestica, oltre alle sfumature rosse, offre in autunno una profusione di bacche rosse, lucide come coralli. La fioritura invece è minuta e poco vistosa. Non si pota, cresce lentamente e in modo ordinato, consuma poca acqua, non richiede troppe concimazioni, si accontenta anche di stare all’ombra del vicino melograno e del viburnotino (Viburnum tinus) che incombe alla sua destra, non si ammala.
Lo spazio in basso, sulla sinistra del melograno, è riempito grazie a Eleagnus ebbingei, un arbusto sempreverde fra i più accomodanti. Si presta bene al taglio per essere mantenuto nella forma voluta, non è soggetto a malattie particolari, in estate offre un ottimo sfondo per le fioriture poste sul davanti, mentre fa da “riempitivo” in inverno. In più, una discreta fioritura autunnale diffonde un profumo delicato. Arbusto scoperto grazie a Maurizio.
Procedendo sempre sulla sinistra, una cassetta da 1m.x50 cm. ospita
-Chaenomeles japonica: allevato a spalliera, si allarga sfruttando la ringhiera che segna il perimetro del terrazzo. Sicuramente, fiorirebbe più profusamente in una posizione più soleggiata di quella offerta. Ma anche le poche corolle vermiglie offerte a fine inverno, sui rami ancora quasi spogli, me la fanno apprezzare. Eppoi l’aspetto – forse disordinato ma in fondo quasi selvaggio – si adatta benissimo a fare da sfondo a tutta la composizione, che vuole avere un’aria un po’ silvestre.
-Spirea x bumalda ‘Goldflame’ : è un arbustello davvero molto interessante (tranne che in inverno). In primavera è decisamente d’oro, in estate fiorisce discretamente di un rosa molto dignitoso, in autunno assume di nuovo i colori del tramonto. Grazie a Gabriliz che me l’ha consigliata.
E così è stata esaurita l’ultima fila di questo “coro” verde. Nella fila intermedia, un po’ “a stringere” rispetto ai vasi posti dietro, sempre da sinistra a destra ci sono:
-Cotoneaster horizontalis, che purtroppo, ombreggiato come è dal viburno, non fiorisce quanto dovrebbe. Le bacche rosse autunnali, quindi, purtroppo non sono numerose. I rami, però, si sono disposti a raggiera attorno al vaso e fanno un effetto incredibile, come una trina con le loro foglie piccole piccole. Naturalmente, non lo taglio quasi mai, per non guastare l’effetto. Nello stesso vaso c’è anche un Berberis regalo di Annalisa, che in autunno acquista un’incredibile colorazione violacea.
-Rosa chinensis ‘Mutabilis’. Finalmente sono riuscita a convincerla a crescere in vaso. L’importante però è che questo sia dietro ad altri e non se ne veda la base; la pianta, infatti, diventa bella e fiorisce man mano che i rami sottili si allungano (mentre la base si spoglia. Lo sbaglio che facevo prima era quello di cercare di ottenere a tutti i costi un arbusto compatto). E’ lì, sulla punta dei rami, che la bella si decide a produrre i fiori delicati, simili a capricciose farfalle dal colore mutevole.
-Euonymus alatus, preso per le bacche dalla forma curiosa e per la colorazione autunnale. Vive assieme ad una graminacea dalle lunghe foglie sottili, colore del mosto, con curiose infiorescenze piumose.
-Rosa bracteata ‘Mermaid’. Questa qui è una vera e propria sfida, tuttora in corso. La pianta è ancora piccola, ma le potenzialità sono da dinosauro. Solo che i fiori dorati e leggeri, semplici, sono bellissimi e anche se solo per un paio d’anni li terrò sempre qui, sul mio cuore.
-Rosa ‘Ms. Oackley Fisher’. Di piccole dimensioni, ha dei fiori simili a quelli della signorina Mermaid, bellissimi. Davvero una pianta sana e generosa, con interessanti sfumature nei nuovi getti (ne produce in continuazione perché la taglio per tenerla bassa). Abita con un –Eupatorium “Chocolate”, il cui fogliame ha riflessi bronzei (bellissima anche la fioritura autunnale). La base della loro ciotolona ha una gonnellina verde acido/gialla, realizzata con Hedera helix ‘Buttercup’.
Sul davanti, al centro, il colore bronzo violaceo di un Phormium ‘Chocolate’ contrasta con quello dell’Helicrysum petiolaris ‘Limelight’ posto alla base (è un acquisto recentissimo, speriamo cresca presto!). A destra del contenitore c’è una ciotola con Lonicera nitida, Carex, ed un delizioso, piccolo anemone, i cui fiori ricordano quelli della Rosa Mutabilis. Anche in questo caso c’è la sottolineatura verde acido di una Lysimachia nummularia.
A sinistra un’altra ciotola con Myrtus communis ‘Tarantina’, ancora Eupatorium (si riproduce con facilità…), bordino di Lysimachia nummularia e Filipendula ulmaria ‘Aurea’.
Qualche tempo fa lessi un libro molto interessante, che trattava di giardini cinesi. L’autore raccontava, fra l’altro, come anticamente i creatori di giardini, artisti raffinatissimi, fossero soliti scrivere dei versi da “intonare” alle diverse zone del giardino, per descriverne in qualche modo il significato.
Ovviamente, credo che si debba a tutti i costi evitare di scimmiottare maldestramente e in modo superficiale pratiche appartenenti a una cultura così antica; l’idea, tuttavia, mi è piaciuta molto e così ho aggiunto a questa bordura una tavoletta di legno dipinto, appesa ai rami del melograno. Sopra ci sono incisi dei modesti versi scritti da me. Per aggiungere al giardino un’emozione in più.