In questa guida mettiamo a disposizione alcuni consigli utili su come coltivare il rabarbaro.
Rabarbaro è un nome che, come pochi altri, riesce a richiamare alla memoria sensazioni passate. Effettivamente, se riflettiamo sulla cosa, pochi utilizzano nelle loro preparazioni quotidiane il rabarbaro. Un motivo in più questo, dunque, per dedicare del tempo alla coltivazione, rendendola più nota e, alla fine, facilmente praticabile.
Iniziamo con il definire alcuni elementi come le origini del rabarbaro. Si tratta di una pianta erbacea perenne. In realtà si tratta di un nucleo piuttosto ampio, visto che comprende sessanta diverse tipologie di rabarbaro. Molte di loro arrivano dall’Asia e d varie parti dell’Europa ma, grazie alle molte coltivazioni, sono riuscite a espandersi praticamente ovunque. Come in tutte le piante, anche in questa sono presenti degli elementi comuni come un fusto alto, eretto, robusto e cespuglioso. Considerate, infatti, che ogni pianta può raggiungere due metri di altezza. Particolari sono anche i colori che caratterizzano il rabarbaro. Le tinte in prevalenza sono due, il rosso e il verde. Il primo definisce le coste, soprattutto nelle piante utilizzate per motivi alimentari, mentre le foglie sono di un verde brillante. Vediamo quali sono le condizioni ambientali migliori per vederla crescere e prosperare.
Per quanto riguarda il clima, il rabarbaro ha una preferenza per quello mediterraneo e continentale. Il che significa che, anche se non disdegna il sole, soffre il caldo eccessivo e l’afa. Non è un caso, infatti, che il periodo di sviluppo è quello invernale mentre in estate tende a appassire. Questo significa che la posizione migliore è quella in penombra. Per finire, poi, il rabarbaro si presenta come una coltivazione forte in grado, per esempio, di resistere alle varie intemperie e le variabilità del tempo, soprattutto quelle tipiche dell’autunno e della primavera. Altro elemento fondamentale è il terreno. Questo deve avere delle caratteristiche ospitali, il che significa essere drenato bene per evitare il formarsi di ristagni. Per quanto riguarda la composizione, invece, non sono richieste delle attenzioni particolari, anche se, arricchire la terra con del compost, non fa poi male.
Terminiamo questa parte iniziale con la somministrazione dell’acqua. In questo caso vale il principio della forza e della resistenza del rabarbaro. Questo significa che in periodi come la primavera e l’autunno sono più che sufficienti le precipitazioni naturali, anche se bisogna considerare sempre l’aridità naturale del terreno scelto. Per quanto riguarda l’estate, poi, bisogna ovviamente intensificare l’innaffiatura. Ricordate, però, che, come abbiamo già detto, in questo particolare periodo dell’anno le piante tendono a seccare. A questo punto guardiamo più nel dettaglio come applicare questa coltura in vaso e nell’orto.
Iniziamo con lo specificare che, queste due diverse zone di coltivazioni rappresentano anche utilizzi e applicazioni diverse del rabarbaro. Nel caso, per esempio, si intenda impiegarlo in cucina, si tende a preferire il giardino o l’orto. Questo perché, in uno spazio più ampio, l’ortaggio cresce più velocemente sia in altezza che in larghezza. Nel caso di motivi puramente ornamentali, invece, è il caso di scegliere il vaso senza tentennamenti. In quest’ultimo caso, la dimensione del contenitore è importante come la composizione interna. Sul fondo del vaso bisogna mettere un letto di ghiaia e cocci. In questo modo, infatti, si facilita il drenaggio e si evita qualsiasi pericolo di ristagno. Dopo avere portato a termine questa fase nel migliore dei modi, è la volta di riempire il contenitore con della terra morbida e arricchita del compost, come abbiamo già detto. Per quanto riguarda il giardino, invece, si deve zappare senza troppa forza e senza andare in profondità. Così sono distribuite in modo uniformi tutte le sostanze nutritive del terreno.
Per quanto riguarda la coltivazione, poi, questa può avvenire sia per seme che per divisione dei cespi. La prima soluzione è sicuramente la meno utilizzata e prevede un semenzaio da febbraio per poi provvedere a un trapianto successivo alla comparsa dei primi germogli. Per quanto riguarda i cespi, invece, possono essere comprati nei negozi specializzati oppure regalati da un amico che ha già iniziato questo tipo di coltivazione. Il periodo migliore è quello primaverile o autunnale. In entrambi i casi, infatti, le temperature non sono eccessive e questo permette alla pianta di germogliare senza eccessive difficoltà. Comunque sia, il cespo non dovrà essere piantato troppo in profondità e si dovrà fare attenzione a non danneggiare l’apparato radicale. Risulta essere importante organizzare il terreno interessato nel migliore dei modi, questo significa piantare in file ordinate e distribuire ogni esemplare a una distanza di sicurezza l’una dall’altra perché le piante tendono a estendersi molto. Per finire, ecco arrivato il tempo della raccolta. Questa si svolge quando le piante hanno il secondo anno di età e sempre all’inizio dell’estate. Solitamente si parte dalle coste esterne, mentre gli altri si lasciano ancora sulla pianta.