In questa guida spieghiamo come potare la vite.
Ci sono delle azioni in agricoltura che possiamo definire necessarie, se non addirittura fondamentali, per mantenere le proprie piante. Alcune di queste, poi, possono addirittura andare a condizionare in positivo e in negativo, il livello e la qualità di produzione. Per questo motivo è sempre consigliabile non improvvisare e, se si è alle prime armi, farsi affiancare da dei professionisti del settore. Una di queste delicate azione è la potatura della vite. Si tratta di un’azione con cui il viticoltore interviene per assicurarsi una produzione finale migliore, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, oltre che a mantenere la pianta in un giusto equilibrio vegetativo.
Lo scopo di questa guida, dunque, è quello di fare chiarezza sull’attività da svolgere, evitando degli errori grossolani che potrebbero incidere in modo irreversibile sulla propria pianta. Per prima cosa, dunque, facciamo una distinzione fondamentale tra capi a frutto e capi a legno. Con questi termini si intende fare una distinzione tra quei tralci che producono frutti e quelli, invece, che non presentano frutti. In modo particolare, sono proprio questi ultimi a essere soggetti a potatura. Tenete presente, inoltre, che non esiste una distinzione netta tra germogli destinati a produrre il grappolo e quelli che, invece, daranno vita al legno. Molto dipenderà dal tipo di piante scelte. Alcune, infatti, avranno la naturale propensione di presentare più legno, mentre altre mostreranno più frutto. A intervenire su questo elemento, poi, saranno anche le condizioni del clima durante la stagione primaverile. Comunque sia, tenete conto che la durata di una vite, come la sua produzione, dipende proprio dalla qualità della potatura applicata.
Stabilita la delicatezza e l’importanza di questa operazione, sorge un interrogativo;, quello relativo a quale risulta essere il periodo giusto per armarsi di forbici e dare inizio alla potatura. Il momento ideale sarà segnalato dalla vite stessa attraverso la perdita completa delle foglie. Il che significa che la stagione ideale per dare il via è quella autunnale, mentre si può protrarre per tutto l’inverno, almeno fino a gennaio e febbraio. Un’altra caratteristica su cui concentrarsi, poi, è l’intensità stessa della potatura, ossia la forza con cui s’interverrà sulla pianta. Questa, però, non è direttamente proporzionata alla robustezza della pianta, anche se è legata a doppio nodo alla forza della vite. In sostanza, se la pianta è fragile, si provvederà a tagliare di più, mentre se la vite è robusta, si dovrà potare di meno. Qualunque sia il tipo di intervento che dovrete applicare, tenete presente che il fine ultimo è di offrire ai tralci e ai futuri grappoli la migliore esposizione al sole. Per concludere questa parte, poi, considerate che accanto alla potatura a secco, ossia quella invernale, si deve affiancare anche quella a verde, ossia da effettuare durante la stagione estiva.
A questo punto, però, conviene sapere che esistono due diversi tipi di potatura. Parliamo del Guyot semplice e del metodo cordone speronato. Per quanto riguarda il primo, ossia il Guyot semplice, si effettua eliminando i tralci vecchi, fatta eccezione per il capostipite, ossia il più anziano. Una volta individuato, si piega e viene legato, lasciando, sempre secondo la pianta, dalle sette alle nove gemme. Il numero dipende molto dall’età della vite stessa. Risulta essere questo tralcio quello a cui sarà affidata la maggioranza della produzione. Oltre a questo tralcio, poi, si lascia anche uno sperono con un paio di gemme. Il suo compito sarà quello di trasformarsi nel nuovo capo a frutto della prossima stagione. Il metodo, però, può anche prevedere una variante con la presenza di due capi a frutto e due speroni. In questo caso, però di parla di Guyot doppio. Se si applica questa variante, i due capi a frutto possono andare anche in direzioni opposte o nella stessa, però, su due livelli diversi. Nel primo caso ci troviamo ad applicare un Guyot doppio bilaterale, mentre il secondo è un Guyot doppio sovrapposto.
Anche il metodo del cordone speronato prevede una legatura e un condizionamento del tralcio. In questo caso la vite deve crescere orizzontalmente e parallelamente al suolo. In questo modo al tralcio sono lasciati dai tre ai cinque speroni. Sono posizionati in modo consecutivo e distanziati nel modo giusto. Inoltre hanno almeno tre gemme. Questo serve per assicurarsi che i tralci di una di esse riescano a sopravvivere alle gelate primaverili.
Portare a termine la scelta giusta, in questo caso, non è molto semplice, visto che entrambi i metodi hanno degli elementi positivi e negativi. Il Guyot, per esempio, porta la pianta a invecchiare più lentamente e assicura una produzione maggiore. Allo stesso tempo, però, richiede un intervento manuale maggiore, soprattutto per quanto riguarda le legature. Se, però, non avete tempo e intenzione di impegnarvi troppo, allora è il caso di preferire il metodo a cordone speronato, poiché non richiede altri interventi rispetto a quelli descritti.