In questa guida spieghiamo come coltivare i datteri.
Originaria del Nordafrica, dove è ampiamente coltivata, la Palma da dattero appartiene alla famiglia delle Arecacee o Palmacee, al genere Phoenix e alla specie dactylifera. La sua coltivazione è diffusa anche in Arabia, nel Golfo Persico, nelle Canarie, nel Mediterraneo settentrionale e nella parte meridionale degli Stati Uniti. Inoltre, è presente anche in Italia dove viene utilizzata come pianta ornamentale.
La pianta si presenta con il tronco slanciato, alto fino a 30 metri e coperto abbondantemente dai resti delle guaine delle foglie cadute. Le foglie sono pennate e si presentano riunite in un numero massimo di 20 o 25 all’apice del tronco, in modo da formare una specie di corona. Le foglie possono raggiungere una lunghezza di 8 metri, sono verdi con sfumature gialle e disposte in due modi, quelle superiori sono ascendenti mentre quelle alla base sono ricurve verso il basso. In media si formano una decina di foglia nuove ogni anno e cadono quelle più secche e ingiallite.
I fiori della palma da dattero, unisessuali su piante dioiche, sono piccoli e di colore biancastro e sono contenuti in infiorescenze ascellari delle foglie. Queste protuberanze a grappolo sono lunghe anche 120 cm e tendono a curvarsi per il peso dei frutti, i datteri, una specie di bacche oblunghe che quando maturano assumono un colore arancione scuro. I datteri possono anche misurare ben 5 cm se si tratta di varietà coltivate, dalla polpa dolce e gialla che ha all’interno un seme lungo e legnoso. Un grappolo maturo può arrivare a pesare anche 20 o 25 Kg.
L’impollinazione della palma da dattero è fondamentale per produrre i frutti e può essere entomofila, che avviene tramite gli insetti, anemofila, per mezzo del vento, e artificiale, con un rapporto di piante maschi e femmine di circa 1 a 50. Per l’impollinazione artificiale è di fondamentale importanza la scelta degli esemplari da cui ricavare il polline, visto che da questo ha origine il fenomeno della metaxenia, ovvero il polline che ha una grande influenza sulla forma, la pezzatura e il periodo di maturazione dei datteri. Il clima preferito dalla palma da dattero è quello subtropicale e temperato caldo, ma la pianta resiste molto bene anche a temperature sotto i cinque gradi. L’unico limite è la maturazione, in quanto per ottenere il giusto grado di dolcezza la pianta ha bisogno di una temperatura che si aggira attorno ai trenta o quaranta gradi e anche di una bassa umidità. I frutti ottenuti nei climi caldo umidi sono di qualità scadente e la pianta spesso, anche se esposta in pieno sole, può servire come pianta ornamentale per le caratteristiche di portamento slanciato e fogliame frondoso. Per quanto riguarda il terreno, la palma da dattero predilige i terreni fertili e drenati bene ma sia adatta facilmente anche a terreni non provvisti di queste caratteristiche.
Esistono diverse varietà di palme da dattero ma per semplificazione si dividono in tre gruppi, a frutti molli, semimolli e secchi. I datteri che appartengono alla varietà a frutti molli sono quelli migliori perché più dolci, grandi e pregiati, la varietà che produce frutti semimolli è quella più conosciuta e fornisce una produzione discreta, mentre la varietà a semi secchi produce molti frutti ma di poco pregio. Per fare crescere bene la palma da dattero è importante annaffiarle frequentemente, a questo scopo sono state studiate delle apposite tecniche d’irrigazione che forniscono alla pianta la giusta quantità di acqua per crescere forte. In alcune regioni sono anche state realizzate speciali canalizzazioni sotterranee addirittura pendenti, che trattengono l’acqua piovana e scorrono circa a 5 o 10 metri sotto la superficie del suolo.
La tecnica di coltivazione più frequente della palma da dattero è la propagazione con i polloni. Invece, è meno praticata la moltiplicazione con i semi in quanto può dare origine a alberi con frutti dalle caratteristiche molto differenti. Per quanto riguarda la moltiplicazione mediante polloni, essa avviene con la rimozione di quello esistente nella pianta madre. Si procede mettendo a dimora i polloni subito in piena terra o dopo un anno dalla dimora in vivaio. Per mangiare i primi frutti bisogna attendere il sesto o il settimo anno, solo alcune varietà precoci producono frutti già al quinto anno. Un’attenzione particolare deve essere dedicata alla potatura, le foglie vecchie vanno tolte per evitare l’insorgere di malattie e attacchi di parassiti. I datteri si raccolgono tagliando il grappolo, ma occorre poi trattare la pianta per proteggerla da parassiti pericolosi come il punteruolo rosso, un coleottero infestante molto conosciuto.