In questa guida spieghiamo come coltivare i porri. Il porro è una pianta erbacea aromatica che appartiene alla famiglia delle Liliaceae. Le foglie di questo ortaggio sono di colore verde scuro o verde giallastro e sono raggruppate in maniera da formare una sorta di pseudo fusto. I fiori, invece, sono bianchi verdastri. Risulta essere originario del Mediterraneo e veniva usato sia dagli antichi Egizi che dagli antichi Romani per le sue proprietà antisettiche, diuretiche e lassative.
Il sapore di questa pianta e la sua consistenza sono molto simili a quelli di un cipolla. Le caratteristiche che principalmente distinguono una cipolla da un porro sono la delicatezza del gusto di questo, che sembra quasi dolce, e la presenza di strati croccanti. Può essere mangiato sia crudo che cotto, e risulta essere adatto per accompagnare secondi piatti di carni, pesci, minestre e primi piatti adeguandosi a ogni tipo di pasta. Di solito si cucina soltanto la parte finale delle foglie, cioè la parte bianca, mentre la parte verde viene scartata.
Esistono vari tipi di porro, le cui caratteristiche dipendono dal periodo di coltivazione. Possono essere seminati in Inverno per poi essere raccolti alla fine della primavera o in piena estate, oppure seminati in primavera per poi venire raccolti a fine autunno o all’inizio della primavera successiva.
I semi del porro sono reperibili, in base al peso e al numero, in bustine acquistabili nei negozi specializzati nel settore. Risulta essere assolutamente sconsigliata la coltivazione in vaso del porro, mentre è consigliata quella in un terreno molto grande. Il terreno in questione deve essere costituito da un impasto medio colmo di torba, compost, sabbia e ghiaia, visto che queste sostanze assicurano il corretto apporto di nutrizione alla pianta e evitano il ristagno dell’acqua favorendone invece il drenaggio. Questa pianta va coltivata in zone che godono del clima mediterraneo, cioè temperato e abbastanza caldo, e assolutamente non umido e piovoso, il porro resiste bene alle basse temperature. Prima di seminare questa pianta, è necessario concimarla con materiali organici come letame o compost, reperibili entrambi nei negozi specializzati in giardinaggio o nei migliori supermercati.
Il porro può essere coltivato in due luoghi. La prima possibilità è, durante i primi mesi di crescita, in un semenzaio al caldo e al chiuso, cioè nel vivaio delle sementi, nel periodo che va da dicembre a inizio febbraio, per poi venire spostato nell’orto. La seconda possibilità è direttamente in piena terra, intorno a fine marzo e a inizio aprile, sia al chiuso che all’aperto.
Per coltivare il porro, bisogna intanto scavare delle piccole buche profonde 1 centimetro per poi preparare un sottile strato di torba. Quindi disporre i semi che si desidera piantare e coprirli con dell’altro terreno. Innaffiarli senza esagerare per evitare il ristagno, il quale è molto pericoloso perché crea le condizioni adatte alla proliferazione di funghi e insetti dannosi per il porro, questa pianta teme soprattutto le crittogame, come la ruggine e la peronospora. Per combatterle bisogna impiegare antifungini. Gli insetti, invece, che danneggiano soprattutto i bulbi, vanno contrastati con antiparassitari. Il caso peggiore avviene quando il porro è colpito da anguillula.
Dopo circa un mese dalla nascita delle piantine, è necessario effettuare un diradamento, mantenendo unicamente quelle più sane e vigorose ed eliminando invece le piante che non si sono sviluppate nel modo corretto e appaiono spente.
Se si è iniziata la coltivazione nel semenzaio, dopo circa tre o quattro mesi, all’apparizione della quarta o quinta foglia, si possono sradicare le piantine per piantarle una seconda volta, nell’orto definitivo. Per questa seconda semina bisogna lasciare circa 25 centimetri di distanza tra una pianta e l’altra per consentirne il pieno sviluppo. Le innaffiature dei mesi successivi al primo devono essere esse regolari, svolte una volta a settimana, anche queste non devono essere eccessive, per evitare pericolosi ristagni di acqua. Il terreno va curato puntualmente anche con la tecnica della sarchiatura, l’estirpazione cioè delle erbe infestanti, per mezzo di un rastrello o del sarchiatore.
Durante l’inverno, se troppo freddo o piovoso e umido, è possibile riparare le piante da gelate o grandini, per mezzo di teli di plastica o di una paglia.
La raccolta del porro va effettuata dopo circa sei mesi dalla prima semina nel semenzaio o dopo circa quattro mesi dalla messa a dimora nell’orto. Bisogna scegliere i porri dotati di un diametro maggiore di 3 centimetri, raccogliendoli con una zappa, che serve a scavare la terra intorno al bulbo, facendo attenzione a non danneggiarlo.
Coltivare i porri è quindi piuttosto semplice.