In questa guida mettiamo a disposizione alcuni consigli utili su come coltivare il rafano.
Nel caso, invece, vi state avvicinando per la prima volta all’idea di produrre da soli le vostre verdure, potreste incontrare delle difficoltà o, quanto meno, dei dubbi nei confronti di quelle non molto note. Una di queste, per esempio, è il rafano che sembra avere raggiunto una certa popolarità nell’ultimo periodo. Stabilito il suo successo a livello internazionale, però, guardiamo più nel dettaglio quali sono le sue origini, le migliori applicazioni in cucina e, soprattutto la tecnica per coltivarlo.
Con rafano, detto anche Ren, si identifica uno degli ortaggi della stagione invernale. Si tratta di una radice, molto resistente anche alle temperature fredde, composta di un fusto della lunghezza di 50 cm con delle foglie grandi, ruvide e molto verdi. Le sue origini risiedono nell’Europa Occidentali ma, nel corso dei decenni, il rafano ha viaggiato molto arrivando anche sulle tavole dell’America del Nord e dell’Asia. Che sia chiaro, però, a essere utilizzata per motivi alimentari è la radice, grazie al suo sapore dolce, aromatico e leggermente piccante.
Abbiamo già accennato al fatto che questa coltivazione sia particolarmente resistente anche a climi rigidi. Sarà per questo, dunque, che il clima migliore è quello temperato con una chiara tendenza al fresco. Questo significa che le coltivazioni di rafano trovano l’ambiente migliore nel Nord Italia o a ridosso delle montagne. Sempre seguendo questo andamento, la pianta preferisce una posizione ombreggiata. Il solo non è un problema ma, in caso di forte esposizione, ricordate che è essenziale annaffiarla con maggiore frequenza. Per quanto riguarda, invece, il ciclo di coltivazione, questa si svolge dalla primavera per tutta l’estate, proprio per re rendere il rafano consumabile durante l’autunno e tutto l’inverno.
Tra gli elementi fondamentali per ottenere un’ottima coltivazione è, senza ombra di dubbio, la composizione del terreno utilizzato. Nel caso del rafano questo deve essere tenero, friabile e sciolto. Particolare attenzione, poi, deve essere prestata al drenaggio in modo da evitare i ristagni di acqua. Altrettanto importante è effettuare della fertilizzazione con del compost e con una buona zappatura. Questa, in particolare permette di distribuire in profondità le sostanze nutritive utili per la crescita della vostra coltivazione. Stabiliti i principi essenziali, adesso vediamo più da vicino quali passi compiere per coltivare il rafano in orto o in vaso. Entrambe queste soluzioni sono fattibili, anche se la seconda è poco consueta visto che si avrebbe bisogno di vasi molto ampi e profondi. Nel caso, però, si sia trovato il contenitore adatto, ricordate che il modo in cui viene predisposto è fondamentale per ottenere un risultato finale buono.
Per prima cosa, dunque, è il caso di mettere sul fondo un letto composto di ghiaia e cocci. Questo tipo di fondo, infatti, aiuterà a fare defluire l’acqua nel migliore dei modi. Fatto questo, si dovrà riempire tutto il vaso con un terreno morbido arricchito da compost, come abbiamo già detto in precedenza. Per quanto riguarda il giardino, invece, l’attività è meno complessa e si concentra, in modo particolare, sulla cura riservata alla terra. Questa, oltre a essere arricchita con del concime biologico, dovrà essere zappata e vangata in profondità. Fatto questo, è il momento di capire come riprodurre il nostro rafano. I metodi applicati sono due, per semina e per moltiplicazione del cespo. Per quanto riguarda la prima scelta, questa è sicuramente più rara e non garantisce certo il successo. Questo perché non tutti gli esemplari possono essere fertili e, inoltre, l’intero procedimento richiede un tempo più lungo per ottenere la pianta finale.
Sicuramente più conosciuta e applicata è la tecnica della moltiplicazione del cespo. Tecnicamente consiste nel suddividere il rizoma. Dopo avere raccolto il primo esemplare dal terreno, si dovrà dividere la radice per poi interrare nuovamente quanto è stato ottenuto. Le buche devono essere profonde intorno agli otto centimetri e dovranno essere distanziate le une dalle altre 30 o 40 centimetri. Per finire, poi, anche le file dovranno essere poste alla stessa distanza. A questo punto siamo arrivati al momento più soddisfacente, quello che consegna nella pratica il risultato di tanto impegno e cura. Ovviamente stiamo parlando della raccolta che avviene in autunno ed è progressiva. Vediamo cosa si intende con raccolta progressiva. Molto semplicemente saranno tolte dal terreno le piante più vecchie, mentre quelle più giovani saranno lasciate ancora in dimora. Questo, ovviamente, segue una logica e una ragione ben precisa, se non i tempi imprescindibili della natura. In definitiva, perché una pianta abbia una radice lunga quindici centimetri, potrebbe essere necessario anche attendere un anno. Tanto per ricordare che coltivare richiedere pazienza e tempo.