In questa guida spieghiamo come coltivare le patate dolci.
Direttamente dal continente americano arrivano le dette patate dolci che, nel tempo, sono riuscite a conquistare una parte sempre maggiore del mercato alimentare. Nonostante, questo, però, in molti ancora confondono questo particolare tubero con le patate più classiche e utilizzate nella nostra cucina. In realtà, però, ci troviamo davanti ad un prodotto che condivide con gli altri tuberi pochi elementi.
A caratterizzare le patate dolci, dette anche patate americane, è la forma allungata, con una buccia dal colore intenso, che va dal rosso al viola. Per quanto riguarda, invece, l’interno, la polpa può essere bianca, gialla, arancione o viola. Chiudendo la descrizione, ricordiamo che le patate dolci provengono dalle zone tropicali.
A questo punto, se si è degli accaniti consumatori di questo tubero tanto da volere iniziare a coltivare la pianta nel proprio giardino o in vaso, è opportuno conoscere gli elementi ambientali che contribuiscono allo sviluppo della pianta e favoriscono la crescita. Il primo aspetto da considerare è il clima. La patata dolce, infatti, preferisce le zone assolate, anche se non eccessivamente, e riparate dal vento. Proprio per questo motivo, dunque, si è adattata alla perfezione all’Italia, con una chiara preferenza per le zone del Sud. A questo punto, tenendo in considerazione proprio le temperature, la coltivazione può iniziare già dal mese di marzo.
Altro aspetto a cui è fondamentale prestare particolare attenzione è il terreno. In questo caso la pianta predilige una composizione morbida, sciolta e completamente libera da corpi estranei come i sassi. Per quanto riguarda, poi, l’aspetto nutrizionale, il composto deve essere ricco di sostanze fondamentali per la crescita e lo sviluppo. Per aiutare il terreno e renderlo perfetto per le esigenze delle patate dolci, è importante provvedere anche ad una fertilizzazione leggera, utilizzando un concime come il compost. Oltre a questo è fondamentale garantire anche un deflusso dell’acqua di irrigazione. La patata americana, infatti, non vuole il crearsi di ristagni. Il terzo aspetto da considerare è proprio l’acqua, che non deve certo mancare durante tutto il ciclo vegetativo, con particolare attenzione durante i mesi più caldi per sostenere le temperature alte. Per quanto riguarda i momenti adatti all’irrigazione, è importante prediligere la prima mattina e il tramonto. In questo modo, soprattutto, durante il periodo più afoso dell’anno, si evita di sottoporre la pianta ad uno sbalzo termico eccessivo, che potrebbe portare a bruciare le radici senza nessun rimedio.
Dopo avere considerato i vari elementi necessari allo sviluppo della patata dolce, è la volta di concentrarsi sulle tecniche di coltivazione in orto o in vaso. Iniziamo con il dire che entrambe le soluzioni sono possibili, anche se crescere questo tipo di pianta in vaso è una pratica meno diffusa, perché non garantisce un raccolto particolarmente grande. Nel caso, però, si abbia a disposizione esclusivamente un terrazzo, per ottenere un risultato buono è importante concentrarsi sulla preparazione del contenitore. Questo significa che, in caso di messa a dimora in vaso, sul fondo deve essere posto un letto di ghiaia e cocci, a cui aggiungere palline di argilla espansa. In questo modo si garantisce il deflusso dell’acqua per evitare il ristagno che, come abbiamo già accennato, non agevola la crescita della patata dolce. Su questa base, poi, deve essere posto del terreno morbido e sciolto, arricchito anche con del concime organico.
La moltiplicazione della pianta può avvenire in diversi modi, per seme, talea o tubero. Per essere precisi, però, la prima modalità, ossia attraverso l’utilizzo del seme, è scarsamente applicata. Questa, infatti, richiede un tempo più lungo per ottenere i primi risultati e, nonostante questo, non è comunque un’impresa semplice assistere alla comparsa dei primi germogli.
Diverso, invece, è il discorso della talea. La tecnica prevede l’utilizzo di una parte, lunga più o meno venti centimetri, ottenuta dalla parte finale dello stelo. Questa, poi, viene messa a dimora quando si presentano le condizioni atmosferiche ideali.
I tuberi, invece, devono essere fatti germogliare esponendoli alla luce, a una temperatura di circa venti gradi. Una volta, poi, che gli steli hanno raggiunto una lunghezza sufficiente, sarà possibile interrarli ad una distanza di circa 30 o 40 centimetri uno dall’altro.
Chiudiamo con la raccolta, che avviene dopo 6 o 7 mesi. Per i meno esperti, comunque, il momento più adatto alla raccolta si riconosce facilmente, visto che coincide con l’ingiallimento di foglie e steli.