In questa guida spieghiamo come coltivare la veccia.
La veccia è una pianta della famiglia delle leguminose, diffusa spontaneamente in tutta Europa, Africa e Asia, e costituita da un arbusto dotato di foglie e filamenti rampicanti. I fiori, che si presentano con la caratteristica conformazione delle leguminose, sono solitari o riuniti in piccoli grappoli, in relazione alle diverse specie, il colore più frequente è il rosso porpora e il viola, tuttavia esistono varietà con infiorescenze di colore giallo, bianco o rosso. La veccia viene utilizzata da agricoltori e allevatori soprattutto come foraggio per il bestiame, ma anche come pianta da sovescio, al fine di aumentare la fertilità del terreno, grazie alla capacità, da parte dei noduli radicali della pianta, di fissare l’azoto dell’atmosfera in una forma utilizzabile dalle piante. Risulta essere abbastanza facile da coltivare, è piuttosto resistente ed ha un’ottima capacità di eliminare le piante infestanti.
La coltivazione della veccia viene praticata dagli agricoltori per la sua capacità di fissare l’azoto nel terreno e ridurre la presenza di erbe e arbusti infestanti, oltre che come erba da foraggio, molto gradita agli animali da allevamento. Si adatta abbastanza facilmente ad ogni ambiente, anche se predilige un clima non molto freddo e soprattutto non troppo umido, visto che è piuttosto sensibile all’eccessivo ristagno di acqua nelle radici. Le condizioni climatiche preferite dalla veccia sono di tipo mediterraneo, con una temperatura relativamente mite e piuttosto asciutta. Risulta essere una pianta rustica e resistente, che raramente soffre di parassitosi e funghi, anche se talvolta può essere attaccata da ruggine e patologie fungine. Il suo pregio come essenza da foraggio è dovuto alla ricchezza di proteine e al gusto gradevole, che la rende gradita e digeribile, con l’accortezza che venga utilizzata a fioritura appena iniziata. L’utilizzo della veccia come foraggio, prevede la miscelatura con altre essenze. La veccia è anche un’ottima pianta da sovescio, la classica tecnica agricola praticata in alternanza alla concimazione chimica, per favorire la rigenerazione del terreno, migliorandone la fertilità e la struttura.
Per la semina della veccia è consigliabile avvalersi di sistemi meccanici e macchine agricole dedicate, per evitare che i semi e i germogli possano essere danneggiati dalla presenza degli uccelli. Trattandosi di una tipica pianta da erbaio, in genere viene coltivata in contemporanea con diverse essenze, un miscuglio frequente può essere quello di veccia, avena e piselli, in una percentuale variabile in relazione all’ambiente e al clima. Risulta essere una pianta che si sviluppa facilmente, e permette di ricavare un abbondante raccolto. Di solito, nella rotazione delle colture più importanti, come grano e mais, la veccia viene inserita periodicamente come coltura da erbaio.
La pianta offre risultati migliori con una buona preparazione del terreno, e soprattutto con l’accortezza di evitare la formazione di ristagni di acqua, estremamente dannosi per questo tipo di leguminose. Mantenere il terreno livellato contribuisce ad evitare la formazione di pozze d’acqua, mentre la concimazione può essere limitata ad uno scarso apporto di fosforo e potassio, considerando la capacità delle pianta di fissare l’azoto nel terreno. La semina della veccia è preferibile che avvenga in autunno nelle regioni dalla temperatura più elevata, o in primavera nelle zone più settentrionali, dove il clima è meno favorevole, esistono comunque diverse varietà della pianta, alcune delle quali offrono un’ottima resistenza anche in caso di clima più rigido.
La veccia è una pianta molto rustica, piuttosto resistente alla siccità, che riesce ad attecchire anche sui terreni calcarei e aridi. Per quanto oggi venga utilizzata soprattutto come foraggio animale e pianta da sovescio o da erbaio, o per le sue qualità di trattenere l’azoto nel terreno, in epoche più antiche era ampiamente utilizzata anche per l’alimentazione umana, e in particolare per la panificazione, in sostituzione del normale frumento. Per favorirne lo sviluppo, è consigliabile evitare i dislivelli del terreno, somministrare piccole quantità di acqua e affinare spesso la superficie del terreno.