In questa guida spieghiamo come e quando potare il susino.
Il susino è una pianta che non richiede particolari conoscenze agronomiche, nonostante questo, però, la tecnica della potatura deve essere eseguita seguendo dei passaggi precisi per ottenere i risultati sperati e poter godere pienamente dei frutti.
Come accade per altre piante da frutto, anche in questo caso l’intervento può essere diviso in due momenti diversi con delle finalità precise. La prima fase è rappresentata dalla potatura di allevamento. Si tratta di una tecnica che interessa la pianta nei suoi anni giovanili, ossia quando ancora non produce frutti, e ha il fine e la funzione di strutturare la forma desiderata. Detto questo, vediamo come agire nello specifico. Il primo passo, ovviamente, è rappresentato dall’acquisto delle piante in un vivaio di fiducia e dalla messa a dimora in terra. Fatto questo, ci si dovrà concentrare sull’astone, che va cimato da terra a 80 o 90 centimetri di altezza. In sostanza, dunque, sulla pianta devono rimanere solamente i rami più forti e resistenti. Per una gestione migliore, poi, è possibile anche legarli a delle spalliere o tutori. In questo modo, infatti, cresceranno nella giusta direzione.
La potatura di allevamento, però, si differenzia anche secondo il tipo di pianta scelto. Per quanto riguarda La Regina Claudia e President , deve essere delicata e non troppo profonda. La Stanley, invece, apprezza un intervento più deciso, visto che è meno vigorosa ma più produttiva. Negli anni successivi, poi, si dovrà continuare a effettuare questo tipo di potatura fino a quando non si sarà ottenuta la forma decisiva della pianta. A quel punto sarà arrivato il momento di intervenire con la così detta potatura di produzione.
Anche per quanto riguarda questo intervento non si ha bisogno di possedere molte conoscenze tecniche. Nonostante questo, però, è fondamentale sapere perfettamente con quale tipo di pianta ci stiamo interfacciando. Questo per il semplice fatto che, i due gruppi principali di susino, ossia l’europeo e il cinogiappponese, producono frutti in modi completamente diverso. Per questo riguarda il primo, la produzione si concentra sui mazzetti di maggio, mentre nel susino giapponese interessa i rami misti. Da qui, dunque, deriva la necessità di intervenire in modi completamente diversi, soprattutto per quanto riguarda la posizione del taglio. Nel caso del susino europeo, i mazzetti di maggio si trovano principalmente sui rami vigorosi. Per questo motivo non si assiste a un rinnovamento vegetativo veloce. Per aiutare la pianta a crescere e svilupparsi nel migliore dei modi, però, si deve intervenire proprio sui rami vecchi per lasciare spazio al rinnovamento, mentre la potatura vera e propria deve essere effettuata con dei tagli in grado di favorire la formazione dei mazzetti per l’anno seguente e mantenere quelli già esistenti.
Il susino cinogiapponese, invece, richiede dei tagli più energici e costanti. In questo modo, infatti, si aiuterà la produzione e il rinnovo della vegetazione, oltre alla produzione di rami misti da un anno all’altro. Per quanto riguarda, poi, la fruttificazione avverrà prevalentemente sui rami misti e i rami di un anno di età. Questi ultimi, però, producono sia gemme a fiore sia a legno. Lo scopo della potatura, dunque, sarà soprattutto di diradare questi rami, eliminando quelli più fragili o troppo vigorosi.
Non bisogna dimenticare, però, che la potatura, in alcuni casi, è condizionata anche dalla tipologia di clima in cui ci si trova. Per questo nell’Italia meridionale e in tutte le zone caratterizzate da temperature miti e favorevoli, è possibile potare il susino anche in estate, soprattutto se la vegetazione è diventata troppo folta. Per finire, poi, si può intervenire sulla produzione dei frutti per portare a giusta maturazione le susine. Questo è possibile agendo attraverso il diradamento manuale dei frutticini.
Potare il susino è quindi molto semplice.